Storie di medaglie paralimpiche – Edo, quel bronzo di battaglia e coraggio. “Il giorno più bello della mia vita”

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Storie di medaglie paralimpiche – Edo, quel bronzo di battaglia e coraggio. “Il giorno più bello della mia vita”

Parigi. Grand Palais. Primo lunedì di settembre. È pomeriggio. Vigilia della giornata inaugurale del programma di scherma ai Giochi Paralimpici 2024. Parte la colonna sonora della cerimonia di premiazione. È una simulazione. Edo si mette in un angolino e riprende tutto con lo smartphone. Poi lo richiude. Ride come sempre. Chissà a cosa pensa… Solo lui lo sa!

Edo sa che sarà dura, la sua strada verso il sogno. Quando domenica ha saputo del sorteggio ha sorriso come sempre, e però sapeva che poteva andargli meglio. Molto meglio. Pazienza. L’ha sempre detto lui che se non vuoi incontrare i forti alle Paralimpiadi non puoi presentarti. E invece lui le ha volute, con tutto se stesso, perché le aveva viste a Rio da spettatore e vissute a Tokyo accarezzando una medaglia senza conquistarla. Un conto in sospeso lungo tre anni, da saldare al momento giusto. Qui, adesso.

Edoardo da Torriempietra, Fiumicino, romanista e poliziotto (tra i primi atleti paralimpici arruolati), è combattente nato e pure vissuto. Uno che dà lezioni di battaglia e coraggio. Ha stretto l’anima tra i denti nei migliori anni della vita, quando ha perso una gamba, s’è innamorato della scherma ed è stato capace di farne il suo lavoro. Sciabolatore d’indole e carattere, s’è messo in testa che quel podio non sarà soltanto un “video-demo” poi trasformato in realtà da altri. E così comincia a macinare stoccate. Vince il primo match, perde il secondo e insieme il grande sogno dell’oro. Però la vita dà sempre un’altra chance e la Paralimpiade pure. C’è il tabellone dei ripescaggi, quattro tappe per un traguardo che porta al bronzo. Edo (ri)mette giù la maschera. Guarda Marco, il CT, il maestro, il capofila d’un grande team che lo prepara e supporta. Lo sanno entrambi che non si può più sbagliare nulla. E infatti…

Al primo avversario Edo dà un 15-5, al secondo 15-4, il terzo arriva a 8 ma di più non ce n’è. La “strada di periferia” che invece, traversina dopo traversina, conduce verso la storia ha un ultimo decisivo incrocio. La finale per il bronzo. Il Grand Palais che accoglie Edo è un teatro sontuoso dinanzi al quale un campione come lui non può uscire con l’applauso di consolazione. C’è “partita” fino al 5-5, poi Edo si scusa, saluta, se ne va. Ché c’è un cerchio da chiudere. E un’altra storia da scrivere.

Parigi. Grand Palais. Primo martedì di settembre. È notte, ormai. La giornata inaugurale del programma di scherma ai Giochi Paralimpici 2024 s’è appena conclusa. Parte la colonna sonora della cerimonia di premiazione. È tutto vero. Edo è lì, con la medaglia di bronzo al collo. Ride come sempre. E però ora di più. Chissà a cosa pensa… Lo dirà a tutti, stavolta. Occhi lucidi e cuore gonfio, d’orgoglio e felicità. “È il giorno più bello della mia vita”. E quanto te lo meriti, Campione!

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