Storie di GPG – Emma, il flauto che incanta e quell’orgoglio delle due medaglie al Gran Premio Giovanissimi

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Storie di GPG – Emma, il flauto che incanta e quell’orgoglio delle due medaglie al Gran Premio Giovanissimi

di Luca Magni

Ti mette le ali, come dice quella pubblicità. Potere del GPG, che negli anni ha sfornato decine di futuri campioni olimpici o mondiali. Eppure, il potere di quelle pedane, di quel clima, di quei momenti (magari non sarà proprio così, ma noi vogliamo crederci) deve per forza aver dato quella spinta in più anche a chi è riuscito ad eccellere in altri campi. Perché la scherma è ritmo, è musica, è inventiva, è ingrediente per costruire un’eccellenza. Lo sanno bene, per esempio, Livio Magnini, sciabolatore medagliato al GPG negli anni ’80, che alla vigilia del preolimpico del ’96 scelse la musica e con la sua chitarra ha fatto parte di un gruppo cult come i Blu Vertigo, oppure Sara Cometti, vincitrice nel 1992 e quasi medagliata olimpica e adesso giornalista di punta di Sky Sport. Ancor prima era sceso sulle pedane di Roma Marco Balich, diventato uno dei più importanti promoter del mondo, ideatore di cerimonie inaugurali olimpiche e del famosissimo concerto dei Pink Floyd sulla laguna di Venezia. E la generazione Z? Beh, basta cercare, perché i talenti ci sono eccome. È il caso di Emma Longo (prima da destra nella foto, sul 3° gradino del podio). Nel 2013 e nel 2014, con in mano la fida spada conquista la medaglia di bronzo fra le bambine e le giovanissime, coltivando una passione che le è rimasta sempre nel cuore anche se a un certo punto, maneggiando il flauto traverso con la stessa maestria con la quale portava fuetti al polso, ha dovuto fare una scelta: “Non mi sentivo portata per lo sport – dice Emma – e invece con la scherma ho trovato la mia dimensione, ho vissuto una vera e propria passione e l’istinto e l’estro che ho coltivato mi sono serviti anche nella musica, mi hanno fatto sentire fuori dagli schemi e mi hanno reso speciale. Quando nel 2017 ho dovuto fare una scelta optando per il Conservatorio mi sono sentita contenta e triste allo stesso momento perché iniziavo un percorso che avevo sempre sognato, ma al tempo stesso perdevo una passione che ancora mi pervade”.

Una passione che le fa chiedere di tenere ancora la sua divisa in sala, alla Scherma Pistoia, all’interno dell’armadietto (c’è, abbiamo le prove… la foto qui in basso) e che forse le ha dato davvero una mano in un percorso rapido e brillantissimo. Oggi Emma, conseguito il diploma triennale al Conservatorio di La Spezia e quello accademico a Modena, si sta affermando a livello internazionale. Ha vinto svariati premi, ha inciso un album e dal 2021 è primo flauto dell’Orchestra Giovanile Italiana. Inoltre è primo flauto dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, della Filarmonica di Modena e dell’orchestra Giovanile Toscana. Stesso ruolo ricoperto nella prestigiosa Orchestra Leonore diretta dal maestro Daniele Giorgi con la quale si è recentemente esibita ad Amburgo. Dopo un periodo di perfezionamento in Svizzera, a breve sarà a Vienna dove lavorerà alla Grafenegg Academy che raccoglie i migliori musicisti d’Europa.

Eppure, le lame sono sempre nel suo cuore: “Ho i brividi al ricordo dei podi al GPG, mi emoziono quando vedo in nazionale le bambine che incontravo in pedana, come Alessandra Bozza. Vorrei davvero riprendere e chissà se un giorno ci riuscirò. Mentre studiavo a Modena ci ho provato ed è stata una grande emozione incontrare dopo tanti anni ragazze con cui tiravo da bambina e che si ricordavano di me. La mia vita è fatta di arte e sono grata alla scherma perchè mi ha fatto incontrare l’arte, l’eleganza. Ho sempre stampato in testa il motto della mia società che avevamo impresso sulla tuta: Fortier in re suaviter in modo. Cerco sempre di metterlo in pratica e devo dire che questa cosa mi ha aiutato anche nella carriera musicale”.

E Emma il suo “duello” lo ha vinto davvero, e chissà se prima di un concerto, al momento di concentrarsi, non ripensi anche ai momenti carichi di tensione che accompagnano i bambini che si approcciano al quel turbine di emozioni che si chiama Gran Premio Giovanissimi: “Il mio maestro Federico Bortolini mi diceva sempre che dovevo usare la testa, perché perdevo concentrazione, pensavo a troppe cose tutte insieme. Ero un po’ pazzarella, e questa sana pazzia mi ha aiutato a primeggiare. In pedana non sono mai arrivata prima, invece con la musica si può dire che sono arrivata prima e sono sicura che ciò che mi impediva di primeggiare nello sport, quella che io chiamo pazzia, quel voler essere brillante ma non sempre attenta in pedana, questo estro, ha costituito la spinta per farmi emergere nella musica, un essere fuori dagli schemi che mi ha reso speciale nel suonare il flauto. È strano ma è così, un’energia che non riuscivo a incanalare tirando di scherma, è stata la molla per suonare al meglio delle mie possibilità. È una cosa che non so spiegare, però ho vinto la mia primissima audizione per l’orchestra giovanile italiana proprio quando, a Modena, ero tornata in palestra. Vorrei davvero tornare, la coppa del GPG è sempre lì, in camera, e la guardo sempre con tanta nostalgia e tanto orgoglio, perché se sono dove sono adesso, il merito è anche delle pedane”.

 

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