LA SCHERMA ITALIANA PIANGE LA SCOMPARSA DELL’OLIMPIONICO CESARE SALVADORI

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LA SCHERMA ITALIANA PIANGE LA SCOMPARSA DELL’OLIMPIONICO CESARE SALVADORI

TORINO – Un’icona dello sport che se ne va, e visto lo spessore del personaggio non può essere un semplice “modo di dire”. Cesare Salvadori, olimpionico della scherma e sportivo poliedrico conosciuto e apprezzato ben oltre la pedana, è scomparso ieri, nel giorno in cui calava il sipario sui Giochi di Tokyo 2020, lasciando un ricordo che accomuna in una rispettosa tristezza chiunque ne abbia apprezzato le doti umane oltre che la storia pluridecorata.

 

Avrebbe compiuto 80 anni a settembre, non ha fatto in tempo, e però alla memoria dello sport e dei suoi appassionati ha consegnato moltissimo con le proprie gesta nella sciabola, l’arma della sua vita che cominciò a praticare per caso, “colpa – raccontò – di un portaombrelli rotto e di un vecchio ungherese giramondo, Janos Kevej”.

 

Proprio a Tokyo, nell’Olimpiade del 1964, fu per la prima volta argento con la squadra degli sciabolatori insieme a Giampaolo Calanchini, Wladimiro Calarese, Pierluigi Chicca e Mauro Ravagnan, risultato bissato quattro anni dopo, con il secondo posto di Città del Messico 1968 (con lui, Wladimiro Calarese, Pierluigi Chicca, Michele Maffei e Rolando Rigoli), prima dell’oro di Monaco 1972, in formazione con Michele Maffei, Mario Aldo Montano, Mario Tullio Montano e Rolando Rigoli.

 

Insignito dal CONI del Collare d’oro al merito sportivo del 2015, il nome di Cesare Salvadori è rimasto legato anche alla ricostruzione del Filadelfia, lo stadio del Grande Torino. Tifosissimo dei granata, dal 2013 al 2017 ha presieduto proprio la Fondazione Filadelfia, incarico lasciato dopo la ricostruzione e l’inaugurazione dell’impianto.

 

Un cuore Toro che per Torino è stato anche Presidente del comitato organizzatore dei Mondiali di scherma del 2006.

 

A chi gli ha voluto bene, l’abbraccio commosso di tutta la famiglia della Scherma italiana. 

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