Otto anni per percorrere 538 chilometri. Tanti sono quelli che dividono Norcia da Milano, ma pure l’alba d’un sogno dal momento esatto in cui si realizza. È un viaggio a spasso nel tempo, dalla verde Umbria di “Un Giorno da Campione 2015” alle luci abbaglianti del Mondiale dei Campioni 2023 e d’un podio del fioretto femminile così azzurro che riempie gli occhi. Tre italiane lassù, ognuna con la propria storia, tutte diverse, e però che si mischiano diventando una soltanto.
Norcia 2015, allora. Ché tutto nasce da lì: la Nazionale delle fiorettiste cominciava la stagione olimpica e in quel ritiro speciale, per iniziativa di Kinder (così bella che sette anni dopo la stessa azienda Ferrero, storico partner della FIS, l’avrebbe riproposta), le “big” dell’arma più decorata ospitavano i vincitori del Gran Premio Giovanissimi di qualche mese prima a Riccione. Tra i campioncini italiani del fioretto Under 14, a vivere il suo “Giorno da Campione” con le iniziali maiuscole, c’è una veneta biondina che s’approccia timida ed emozionata ai suoi miti. C’è Valentina Vezzali, la sua beniamina di sempre. C’è Arianna Errigo, collezionista di medaglie che a 27 anni ha già vinto quasi tutto, e c’è la 23enne Alice Volpi che qualcosa d’importante ce l’ha in bacheca ma che si prepara a conquistarne molto altro.
Le più grandi accolgono Marty come si fa con una ragazzina ch’entra in punta di piedi dentro un sogno, desiderosa poi di scoprirne ancora. E trasformarli in realtà. La ritroveranno come loro compagna di squadra, Arianna e Alice, in cima al mondo sotto il cielo del Cairo, e poi su quel podio che ieri a Milano ha emozionato l’Italia intera.
Otto anni e 538 chilometri dopo, c’è un destino che si compie dentro quell’abbraccio in semifinale tra Ary e Martina, con la vittoria della neo mamma alla fine medaglia d’argento dietro Alice, la campionessa del mondo che all’amica-avversaria si stringe ancora più forte, perché di Stefano e Mirea, i gemellini di Arianna nati appena quattro mesi fa, è dichiaratamente una delle zie. Come le altre compagne di squadra.
Da Norcia a Milano, e però con Riccione sempre di mezzo: sì, perché sugli spalti, tra i 2mila del MiCo che applaudono emozionati, consapevoli d’esser testimoni d’una pagina di storia della scherma e dello sport italiano, ci sono pure altri campioncini Under 14, i vincitori del GPG “Kinder Joy of Moving” del maggio scorso, che vivono la loro “Milano Experience” sognando d’essere un giorno lì dove Ali-Ary-Marty diventa un nome soltanto. Il tridente della tripletta azzurra. Ne custodiranno le foto scattare insieme. E chissà che, come Martina, non potranno poi farne un collage…
Sono le storie che le pedane nostrane regalano e raccontano. Come quella della famiglia Di Veroli: Damiano, il fratello minore fiorettista, quest’anno ha vinto il Mondiale Under 20 a Plovdiv, e a Milano tifa per Davide, il maggiore-spadista, che da Campione europeo in carica fa esplodere di gioia il pubblico del MiCo con rimonte da impazzire per entrare in zona medaglia, e alla fine vince un argento così prezioso che soltanto nei primi cinque minuti dopo l’ultima stoccata subita gli pare brillar meno dell’oro che sognava. È in quei cinque minuti che accanto si (ri)trova Damiano: lo segue, lo scorta in una passeggiata verso punti indefiniti del retroscena della pedana della finale, chiedendo pazienza a chi vorrebbe il “fratellone” per festeggiarlo. Chissà quante altre volte Davide avrà fatto lo stesso con lui. Spalla a spalla. Sempre. Anche nel momento in cui una sconfitta un po’ brucia. Ché nella vittoria è facile chiamarsi “fratello”….