La sciabola saluta la Cina con le gare a squadre. Cosimo e i tre fratelli (lui ce li ha davvero, ma questi non sono i suoi, sono compagni di squadra) a colazione già pensano che “se prendiamo medaglia la festeggiamo così…”. Non è presunzione, macché! Li avete visti bene? È semplicemente consapevolezza. D’esser forti, sì, certo. Ma soprattutto di voler combattere, d’esser pronti a dare tutto per arrivare all’obiettivo. Edo, Valerio e Leo, i tre fratelli, in rigoroso ordine di nascita, più Cosimo, neo campione del mondo individuale Under 20 (suona bene, eh?), in pedana ci arrivano così. Sicuri, carichi, battaglieri. Un po’ guasconi ma mai arroganti. Fanno un casino del diavolo e affrontarli dev’esser un po’ come andare dal dentista (il diritto d’autore di “questa” è di mister Guardiola).
Siamo in gara. Per il Belgio non ce n’è, con l’Egitto invece rischiamo d’andar fuori. Anzi, diciamocela tutta, sul 44-40 per gli avversari ci sentivamo già al tabellone dal 9° al 16° posto, e quello lì altro che il dentista… È tipo la coda sulla via del mare, sotto il solleone di ferragosto, 20 centimetri avanti ogni cinque minuti mentre il tizio alla radio chiede “quanto vi state divertendo?”.
Ci mettiamo il pensiero – s’era detto – a finirla già agli ottavi di finale. E invece Edo, che della squadra è il capitano, e di due/terzi dei componenti pure il fratello maggiore, riprende uno ad uno i cocci con le mani che gli sanguinavano.
Mette la prima, e vabbè, 44-41, che hai risolto?
Pure la seconda. E attenzione che siamo a -2. Certo, l’Egitto è sempre a una sola stoccata dalla vittoria, e però il venticello dell’ansia adesso soffia un pochino pure di là.
Edo indietreggia, che per chi sciabola non l’ha mai fatta è come prepararsi a prendere una legnata e tornare a casa, solo che lui di sciabola ci tira, e come i suoi compagni pure molto bene, così manda a vuoto l’avversario, riparte e fa 43. Adesso sì, quel vento ha cambiato continente. Italia a -1.
Si riparte e andiamo pari. Tutto in una botta soltanto. Con una luce sola. Rossa, signori. Quella di Edo.
Rimonta completata, il casino del diavolo di cui prima, ora, farebbe dire anche al diavolo “ragazzi, però… calma”.
Che poi questa squadra battagliera e chiassosa, vincente e condotta come per un anno intero in panchina da Sorin, oggi affiancato da Gianluca, non fa un baccano fine a se stesso. È un caos allegro, che dà gioia. Facciamo colore. In tanti ci fanno i video, ché si divertono. Vuoi mica perderci così, per strada, al prossimo giro…
E infatti, Cosimo e i tre fratelli di fermarsi manco ci pensano: battono (pure) Romania e Uzbekistan, un po’ allo stesso modo, ringhiando, sospirando, spuntandola sempre. In finale c’è la corazzata Stati Uniti, con due-quarti dei componenti già in squadra olimpica e con in pedana un’Italia non sazia – non si dica, sarebbe ingiusto – e però un po’ scarica sì, dopo aver speso così tanto. Insomma, ne prendiamo abbastanza ma delle “mangiate belle” mica ci si deve per forza ricordare il momento in cui si va a pagare il conto…
È un grande argento, che dà orgoglio ai due Andrea CT, al Commissario tecnico della sciabola maschile che a questo quartetto ha dato fiducia e al CT del femminile, che tre dei quattro medagliati li conosce mica bene, un pochino di più, e però gioisce un po’ più distante perché insieme con Gigi, in panchina, accompagna Mariella e Betta, Vittoria e Gaia, la squadra delle ragazze, a un quinto posto che stride, per il valore delle nostre sciabolatrici e pure per la gara che hanno condotto. Anche tra le donne perdiamo dal team USA, ma di “tanto così”… Sui titoli di coda. Accade ai quarti di finale, alle porte del sogno, cioè. E allora ci andiamo a giocare i nostri bei piazzamenti, vincendo entrambi gli assalti, con impegno, con onore, con coraggio. Ché lo stile è stile, pure se manca la medaglia…
(foto Bizzi Team)