Storie di Wuxi – Quel bronzo vinto da Leo, più grande degli anni che ha…

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Storie di Wuxi – Quel bronzo vinto da Leo, più grande degli anni che ha…

“C’è un tempo per tutto”, si dice, e a Leo dovete lasciar quello che serve per capire d’aver fatto qualcosa di grande. Ché poi “capire” neppure è il verbo giusto: quanto vale un bronzo mondiale lui lo sa e l’ha capito benissimo, deve semplicemente accettarlo.

In quel tempo passa tra una semifinale persa e l’attimo in cui mette i piedi – che gli fanno male ma hanno ancora una gara a squadre da spingere – su quel podio, Leonardo si vede (ri)passar davanti un pezzettino del suo percorso. Quegli altri due Campionati del Mondo, per esempio, a Plovdiv 2023 e Riyad un anno fa, in cui dalla medaglia non restò lontanissimo, e però senz’arrivarci. Invece adesso ce l’ha al collo. E quella sfumatura di colore, che un attimo prima pareva un tarlo nella testa, comincia a diventar non diciamo dettaglio ma nemmeno più un’ossessione.

Poi c’è il pensiero a papà Enrico, che delle gare sue e dei suoi fratelli non se n’è mai persa una, tranne adesso che non può: ecco, anche lui a quel bronzo dà sicuramente il valore che adesso Leo percepisce, sente e riconosce.

È stato sempre così, Leonardo. Già a quattro anni e mezzo, quando i genitori lo portavano dietro per accompagnare Edo, il fratello maggiore, in palestra di scherma, a Frascati, e così lui ha cominciato a giocare a tirarsi sciabolate con Marco, che mica si sorprende quando legge il suo WhatsApp in cui gli confida di non esser “per niente soddisfatto”. Lo faceva pure da bambino, Leo, costantemente alla ricerca di quel qualcosa di più, ch’è poi forse – o senza forse – il motivo per cui in tre anni da Under 17 ha già fatto tre Mondiali Cadetti, e qui in Cina è convocato pure per i Giovani.

Cresciuto a pane e sciabolate date e prese, dà il meglio di sé a Wuxi quando comincia a divertirsi: ché tanto ad Andrea, il maestro-CT, dopo i gironi ha già detto che non vincerà, mettendo un po’ le mani avanti… E però con quella medaglia che non ha ancora mai toccato con le sue mani c’è un conto in sospeso da saldare.
Va a prendersela tirando da Leo, consapevole d’aver sbagliato il girone, e allora povero chi lo trova, lì nel mezzo del tabellone come quelle multe nascoste da ricevute di raccomandata che il postino ti lascia quando non sei a casa (sfortuna che non si meriterebbe Andrea, compagno di Nazionale e avversario d’un derby-rivincita dell’Europeo capitato troppo presto).

Sul podio c’è, Leo. Non sul gradino che vorrebbe, sìssìgnore, ché quella semifinale a un certo punto sul 10-10 gli rimane come un capolavoro non finito. Ma c’è.
Andrea, che gli è stato accanto una giornata intera strigliandolo più d’una volta, gli dice ch’è stato bravo. Marco su WhatsApp fa lo stesso. Edo, Valerio e Cosimo – i tre compagni di squadra e i primi due pure fratelli – gli fanno eco.
Sì, adesso il valore di questo bronzo l’ha capito e lo accetta.
O forse un po’ finge. Tanto che (quasi) tutti ci caschiamo. Ché in cuor suo, mica ha cambiato idea… E però sa che ogni medaglia va festeggiata, anche se la desideravi d’un altro colore. D’accordo che “c’è un tempo per tutto”, ma Leo è davvero più grande degli anni che ha…

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