Il mondo di Matilde è d’argento e non dà spazio ad altro che non sia la felicità. Stavolta no, anche se pare strano: quella narrazione doverosa eppure un po’ forzata d’un argento vinto che però fa a botte – e spesso “le prende” – con la percezione dell’oro perso, soprattutto se brucia sui titoli di coda, non funziona. Di più: non esiste. E quel titolo di vicecampionessa del mondo – sì, con quel “vice” davanti – le sta benissimo lo stesso, le piace, senza se né ma lasciati in sospeso.
“Nessun rimpianto, nessun rimorso”, come in una famosa canzone di quando Mati non era ancora nata. Semmai, a restar in quel testo degli 883, “appena prima di dormire”, di sicuro, le “sembrerà di sentire” il ricordo di papà, che in qualche modo pure oggi è stato lì con lei, a lottare su quelle pedane mondiali, e a prendersi una dedica che porta con sé un sacco di lacrime tutte e solo di felicità. “Ché so ch’è orgoglioso di me”. E lo sarà parecchio, per quanto l’ha vista sbattersi, rimontare, temere – tipo in semifinale – di non farcela, eppure alla fine vincere. E dopo combattere ancora, con lo stesso cuore, pure quando in finale ha perso, e però tirando fino all’ultimo centesimo di secondo, con Francesca al suo fianco che le chiedeva di crederci, e lei, che con la sua maestra ha un legame speciale, sino in fondo lì a provarci.
Argento vivo. Argento ricco. Argento bello. Al tramonto d’una stagione fantastica, da campionessa europea, da vicecampionessa mondiale, da numero uno al mondo tra le fiorettiste Under 20. Ce ne sarebbe abbastanza per fare bilanci mica male. Ma dopodomani c’è un altro obiettivo da rincorrere. Insieme con le sue compagne. Facciamo, allora, che ci torniamo sabato, nel mondo di Matilde…
(foto Bizzi)