Questa è una storia per i bimbi del GPG di Riccione ch’è di là da venire. Vale per i 24 che vinceranno, sicuro, ma di più per (tutti) gli altri 3mila o giù di lì che nel piazzale del Play Hall masticheranno un po’ d’amaro nell’ultima piadina, secondi o ultimi classificati, dettagli. Ve la racconta Aurora, con al collo la medaglia di bronzo al Mondiale Under 20 delle fiorettiste. “Lo sapete che fino alla categoria Cadetti non avevo vinto niente…”, sorride al calare della sera di Plovdiv. Non ha ancora scoperto, ci passerà un’altra oretta, d’esser diventata la numero 1 del Ranking FIE Giovani nel fioretto femminile. Eh sì, “pure la Coppa del Mondo, non ci credo!”. Da “niente” a tutto. Pare un attimo…
Un attimo? Un corno! È un viaggio complesso. Fatto di dedizione e sacrifici, che dette così sono parole consumate, iper-usate. Tanto pre-confezionate che non rendono l’idea. Meglio, allora, raccontarlo davvero il viaggio di Aurora. Quello d’ogni giorno. Il treno “dei desideri” parte alle 16.14 da Bracciano, poi la Metro A con fermata Flaminio-Piazza del Popolo, sbucando dal tunnel, sentendo un po’ di fisarmonica e se piove qualche “offertissima” d’ombrelli usa e getta, per saltare sul trenino che la porta all’Acqua Acetosa, nella (sua) sala del Club Scherma Roma dove è tornata dopo alcuni anni alla Capitolina. Un’ora e mezzo di viaggio per allenarsi, e altri 90 minuti, il tempo d’una partita di calcio (dal recupero incerto, in cui il triplice fischio è l’ultimo “allontanarsi dalla linea gialla”) per tornare a casa.
Aurora Grandis è diventata grande così. Non mollando nulla. Anche quando – parole sue – “non vincevo niente”. Lavorando tanto, e sorridendo alla sorte. “Al mio ultimo Gran Premio Giovanissimi, da Allieva, arrivai ottava. Iniziai a crederci. Ancor di più dopo il primo podio nazionale, in una prova Under 20 a Roma, da Cadetta. E allora, mi dissi: ci siamo! Ecco, invece arrivò il Covid. Un anno e mezzo senza gare”, sorride ancora. Un po’ perché è fatta così, un altro po’ perché di questa (bellissima) storia adesso conosce il finale.
“Con il mio maestro Fabrizio Villa, i miei compagni, il mio club, ci ho sempre ceduto e ho fatto tanti passi avanti. La vittoria nella tappa di Coppa del Mondo di Udine, a gennaio, è stato un grande traguardo. Oggi vivo un sogno”, racconta nel giorno del suo bronzo iridato in Bulgaria, e va da sé che, nella serata speciale per il fioretto azzurro del CT Stefano Cerioni, quell’Inno di Mameli in onore dell’oro di Damiano Di Veroli un po’ (ri)suoni anche per il bronzo di Aurora.
Non troppo tempo dopo le dicono ch’è in cima al Ranking mondiale. Primo posto: Grandis. Capito, bambini, come si potrà reagire quando penserete – o vi diranno – che “non avete vinto niente…”?