Storie di Iksan – L’ultimo abbraccio del fioretto, ogni giorno l’Italia sul podio…

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Storie di Iksan – L’ultimo abbraccio del fioretto, ogni giorno l’Italia sul podio…

Iksan, ultimo giorno. E tutto scorre come sempre. Di notte ha diluviato ma al mattino non c’è una pozzanghera, nessuno s’è portato avanti a smontare l’area warm-up e anche gadget e mascotte restano a prezzo fisso senza super-sconti last minute. Con la stessa mentalità con cui la Corea vive i titoli di coda di questo Mondiale, l’Italia del fioretto maschile va all’assalto d’una gara che conta tanto. Perché contano tutte, certo, ma pure per altri motivi. C’è una medaglia sfuggita a Parigi da riprendersi, c’è un debuttante in squadra, Mattia, e un giovane che sul podio iridato ci è già salito a Terni, Michele, e però ch’è di fatto al primo Campionato del Mondo all’estero. Possono contare sull’esperienza di Matteo, il capitano, e di Ema, l’altro veterano, due campioni, ieri avversari nella finale individuale per il bronzo e oggi trascinatori d’una squadra che vuole regalarsi e regalare qualcosa d’importante. E va così…

Corea e Giappone non arrivano a 20, in semifinale la Cina ci ferma, perché oggi è un colosso che non si scardina, e ci ritroviamo, un anno dopo il Grand Palais, a (ri)giocarci il bronzo contro la Francia. Stavolta non c’è partita. Padroni del match dall’alba al tramonto, gli azzurri del fioretto si prendono una medaglia che ha un valore enorme, per loro e per la delegazione intera.

Sì, perché l’Italia chiude il Mondiale coreano a quota sette medaglie, seconda nel Medagliere dietro soltanto alla Cina che ha vinto più della metà delle gare, e dentro quei numeri c’è l’essenza di un’avventura ricca, pure più dei due ori, due argenti e tre bronzi consegnati ad albi d’oro e almanacchi. C’è una squadra con sei atleti su 13 che hanno disputato per la prima volta una manifestazione iridata fuori confine, con tre nuovi CT e un gruppo ch’è stato – orgogliosamente – “Italia” sempre, al di là di chi fosse quel giorno o in quel momento in pedana. Un team in cui professionalità e umanità si mischiavano e rafforzavano, condividendo ogni cosa, dalla gioia del successo alla ricerca d’una soluzione per superare le difficoltà.
S’è visto un po’ tutto, in una spedizione in cui non c’è stata giornata senza il Tricolore in “zona medaglie”: l’unione, le emozioni, il carisma, il supportarsi a vicenda, la capacità d’andare oltre sempre, e seppure qualche volta non è stato possibile… d’uscirne a testa alta.

Iksan, ultimo giorno come il primo: l’Italia è sempre lì, come lo è stata ogni sera, compatta, “chiassosa”, allegra, abbracciata e… sul podio!

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