Storie di Iksan – Le fiorettiste e quell’argento che vale oro (non solo per modo di dire…)

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Storie di Iksan – Le fiorettiste e quell’argento che vale oro (non solo per modo di dire…)

Sofia ha 19 anni, una maturità appena conseguita, l’Università sull’uscio della vita. Iksan è il suo primo Mondiale: ci è arrivata timida, emozionata, un po’ timorosa. Ne uscirà da rivelazione, mattatrice, protagonista.

Colpisce, strilla, trascina. È dentro una squadra che ha fatto la storia, e ha voglia di continuare a scriverla. Nell’Italia delle fiorettiste, Sofy, la più piccola della spedizione azzurra in Corea, s’è fatta forte delle sue chiocce. C’è Lory, la Capitana. C’è Andreea, che alla gara a squadre di oggi arriva da campionessa del mondo individuale. E c’è anche – o forse soprattutto – Bebe, che qui non tira, perché è Capo delegazione, e però c’è. E fa un tifo del diavolo. Per tutte e per tutti, ovvio. Ma per Sofy un po’ di più. La coccola, la carica, le dà tutto quel che metterebbe se in pedana tirasse lei.

È super, Sofy. E come lei Lory. E Andre. Adesso sì, sono una cosa – una squadra – soltanto: insieme asfaltano, una dopo l’altra, India, Hong Kong e Corea, facendo sembrare semplice un percorso che invece potrebbe esser durissimo. Perderanno solo in finale, contro una Cina oggi fortissima, ma a testa alta, godendoselo tutto un argento che vale oro non solo per consumato modo di dire.

L’Italia del fioretto femminile, con Ale a guidarla da CT e Tommy al suo fianco, è sempre lì, dove l’aveva lasciata Simone, nel gotha, sul secondo gradino del podio mondiale. Ed è un’impresa vera, che porta con sé lacrime di gioia. Tante. Quelle più trattenute di mamma Lory, alla sua decima medaglia iridata in carriera, roba che fai fatica pure a tenere il conto. Quelle di Andre, che piange di felicità per la seconda volta in ventiquattr’ore. E poi quelle di Sofy, liberatorie, autentiche, persino un po’ amare perché, dopo aver fatto una gara pazzesca, in finale avrebbe voluto dare di più. Bebe la rincuora, sorridendo, senza piangere. Non davanti a Sofia. L’ha già fatto un sacco di volte – invece – prima, discreta, un po’ nascosta, tra una stoccata e l’altra, mentre gioiva per la bellezza d’una squadra ch’è sempre sua.

(foto Bizzi)

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