SI E’ SVOLTO A VERONA IL CONVEGNO “SCHERMA & SCUOLA” – RELATORI D’ECCEZIONE PER UN TEMA SEMPRE ATTUALE

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SI E’ SVOLTO A VERONA IL CONVEGNO “SCHERMA & SCUOLA” – RELATORI D’ECCEZIONE PER UN TEMA SEMPRE ATTUALE

VERONA – Non può esserci sport senza istruzione. Non può esserci istruzione che non si prenda cura degli interessi di chi pratica sport.
È di questo che si è parlato a “Scherma & Scuola”, convegno ospitato al Cattolica Center di Verona in occasione della quinta giornata dei Campionati del Mondo Cadetti e Giovani Verona 2018.

 A partecipare all’incontro moderato dal condirettore di Sky Sport Giovanni Bruno,sono stati il Presidente del CONI Giovanni Malagò, il Presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo Andrea Abodi, il Presidente del Collegio Didattico della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Verona Federico Schena, la direttrice Scuola dello Sport CONI Rossana Ciuffetti, il responsabile del progetto CONI “Talenti 2020” Andro Ferrari, gli ex schermidori Diania Bianchedi, Marco Marin e Giorgio Avola, tutti e tre campioni olimpici.

Nel corso dell’incontro si è parlato delle problematiche incontrate dagli atleti di alto livello che decidono di portare avanti la carriera da studenti e del ruolo che la scuola deve avere nella ricerca dei futuri campioni e nell’educazione allo sport. 

A fare gli onori di casa è stato il Presidente della Federazione Italiana Scherma Giorgio Scarso: “Questa è l’occasione per riflettere su un tema ampiamente evidenziato dal titolo del convegno – ha detto in apertura –. E’ una iniziativa che testimonia l’impegno della Federazione Italiana scherma per garantire agli atleti un futuro da cittadino di serie A quando giungerà il momento della fine della loro attività agonistica”. 

Per Federico Schena, Presidente del Collegio Didattico della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Verona “la formazione sportiva e quella della conoscenza generale devono andare di pari passo. È giusto che chi fa sport possa ambire a raggiungere i livelli di istruzione più alti, per questo motivo le università si stanno attrezzando sempre più per rispondere a questa esigenza. Non è semplice, perché ogni sport ha tempi e necessità diverse. Vogliamo raggiungere un livello che si imponga tra le eccellenze in Europa”.

Una donna che ha vissuto sulla sua pelle le problematiche dell’atleta studente è Diana Bianchedi, fiorettista campionessa olimpica a Barcellona 1992 e Sydney 2000, laureata in medicina, attualmente Vice Presidente della Commissione Antidoping e Tutela della Salute della FIGC: “La fatica di studiare è la minore. Un atleta ha una capacità di concentrarsi sullo studio molto elevata. Io studiavo in un tempo ridotto rispetto ai miei colleghi. L’atleta sviluppa la capacità di organizzarsi e pianifica le sue giornate. L’allenamento è faticoso, ma è anche una passione. Quello che deve fare la scuola superiore è riconoscere che facendo sport si aiutano i ragazzi a studiare”. 

Per aiutare i giovani atleti a crescere, il CONI ha varato un progetto specifico, Talenti 2020: “L’iniziativa nasce dal CONI Trentino ed è stata poi sposata dal CONI nazionale – ha spiegato il responsabile del progetto Andro Ferrari – Coinvolge 20 federazioni che scelgono dei ragazzi talentuosi dai 14 ai 17 anni. Questi ragazzi vengono seguiti da equipe specializzate per aiutarli nel processo di crescita. Nel percorso vengono coinvolti anche i genitori e i tecnici. Dai dati sui ragazzi coinvolti, è emerso che il 70% di loro frequenta scuole di alto livello (licei). Solo il 2% non ha ottenuto la sufficienza e molti hanno una media voti del 7: chi fa sport va bene a scuola, l’attività sportiva di alto livello non inficia il rendimento scolastico ad alto livello”.

 Per crescere atleti forti servono istruttori preparati. Per questo, oltre mezzo secolo fa, Giulio Onesti fondò la Scuola dello Sport: “Ora l’istituzione si è sviluppata e noi abbiamo tanti atleti che partecipano ai nostri corsi, si formano da noi e diventano tecnici di quarto livello – ha detto la direttrice Rossana Ciuffetti – Partecipiamo ai progetti europei della doppia carriera che vedono lo sport come elemento centrale per lo sviluppo del cittadino europeo”. Per la direttrice della Scuola dello Sport “per garantire un diritto allo studio di qualità, è fondamentale fare rete tra il sistema scolastico, il sistema sportivo e il mercato del lavoro. Per chi vuole intraprendere la dual career, purtroppo, nel sistema scolastico italiano non ci sono soluzioni al di fuori dell’indirizzo del Liceo Scientifico Sportivo”.

Uno che ha deciso di affiancare studio e attività agonistica di alto livello è Giorgio Avola, fiorettista campione olimpico a Londra 2012: “Il sistema italiano è lontano dal concetto di doppia carriera – ha raccontato – i colleghi all’università mi chiedono come era fare l’atleta, devo spiegare che io faccio ancora l’atleta e oggi ho messo la tuta per togliere ogni dubbio, non c’è la concezione di studente-atleta”. Una condizione che comunque non l’ha scoraggiato: “Nei prossimi tre anni ho come obiettivi una Olimpiade e una possibile laurea. Ho avuto la possibilità di dedicarmi alla scherma al 100%, con otto anni bellissimi e due Olimpiadi di mezzo, ma a un certo punto ho sentito il bisogno di qualcos’altro, di qualcosa che mi costruisse anche come persona oltre quello che già fa lo sport, e questo ha sollevato molti dubbi da parte del mio maestro e del mio team”. Eppure i risultati di Avola non sono peggiorati per colpa dello studio: “Penso che anzi possa essere un valore aggiunto anche e soprattutto in funzione della prestazione sportiva. Quest’anno ho sostenuto la gara di Parigi il giorno dopo l’esame di Matematica, ma arrivare alla gara forte di un bell’esame mi ha permesso di fare anche una bella gara. Si può essere degli atleti migliori studiando e non soltanto degli studenti migliori facendo attività sportiva”. 

Se si pensa a sport e scuola è facile farsi venire in mente il sistema americano. Un parallelo fatto esplicitamente dall’ex sciabolatore Marco Marin, campione olimpico a Los Angeles 1984, già senatore ed oggi Deputato nazionale, che ha depositato una proposta di legge per l’obbligatorietà di due ore settimanali di educazione fisica nelle scuole primarie con insegnanti laureati in Scienze Motorie o ex ISEF: “Negli Stati Uniti c’è un sistema diverso, le Università ti pagano per fare sport perché ritengono che gli atleti abbiano una marcia in più – ha detto – il Paese deve fare uno sforzo per garantire un futuro agli atleti al termine della carriera agonistica, magari nelle Scienze Motorie. È un dovere attivare meccanismi d’aiuto per chi fa sport”.

A supportare progetti sul tema si impegna anche l’Istituto per il Credito Sportivo: “Normalmente una banca non si occupa di istruzione, ma credo che noi, in quanto istituto pubblico, non possiamo non occuparci delle fondamenta e del materiale umano – ha detto il Presidente Andrea Abodi – Io vengo da un mondo, quello del calcio, che tutti i giorni cerca riferimenti all’estero e non trova risultati perché ha perso il riferimento del modello italiano, la scherma invece no, e il sistema schermistico italiano è invidiato in tutto il mondo”.

Quello italiano è un caso particolare anche per il Presidente del CONI Giovanni Malagò: “A differenza degli altri comitati olimpici nazionali, il CONI deve preoccuparsi dell’organizzazione e della promozione dello sport nel proprio Paese. Per farlo servono le risorse, bisogna costruire le strutture. In America le Università si litigano gli atleti migliori, perché portano prestigio agli istituti. In Italia tutto è lasciato alle famiglie e alle società. C’è un gap di competenza folle, chissà quanti atleti perdiamo per strada così. Per questo dobbiamo cambiare il sistema dello sport all’interno della scuola”.

A margine dell’incontro, il presidente della Federazione Italiana Scherma Giorgio Scarso e il Presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo Andrea Abodi hanno annunciato un’intesa per il progetto “Incentivazione allo Studio” che vedrà le due realtà premiare gli atleti che risulteranno essere i primi in una graduatoria stilata tra voto (o giudizio) e punteggio nel ranking di ciascuna specialità. Un premio garantito grazie alla partnerhsip con l’Istituto per il Credito Sportivo che ha stanziato 20 mila euro per il progetto rivolto alle categorie Giovanissimi, Cadetti, Giovani e agli Assoluti.

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