GENOVA – Professionalità, impegno e grande spirito di squadra. Sono i tratti distintivi del lavoro dello staff medico e fisioterapico della Federazione Italiana Scherma che in questo Europeo di Genova 2025, come sempre, vede schierato in campo un team di altissima qualità, costantemente a supporto degli atleti azzurri.
“Un lavoro encomiabile, portato avanti da professionisti che conoscono alla perfezione gli atleti, le loro esigenze, collaborando in maniera proficua con Commissari tecnici e maestri così da mettere i ragazzi e le ragazze nelle condizioni migliori per dare il massimo in pedana”, racconta il dottor Alessandro Pagliaccia, Medico federale e in questa kermesse continentale impegnato nel ruolo di Delegato medico della Confederazione Europea di Scherma.
“Qui a Genova stanno lavorando il medico Riccardo Foti e i fisioterapisti Giuseppe Di Segni, Maurizio Iaschi e Stefano Vandini, figure professionali di straordinaria esperienza che rappresentano una certezza per la delegazione. Ma garanzia, per tutta la scherma italiana, è l’intera équipe che da qualche mese ho l’onore di guidare, in cui sono coinvolti 30 medici e 40 fisioterapisti”, prosegue il dottor Pagliaccia, già responsabile di lungo corso del settore medico olimpico della FIS e ora al debutto a capo dell’intera struttura come Medico federale.
Nell’organigramma sono stati indicati, in qualità di referenti, i dottori Arrigo Giombini per il fioretto, Riccardo Foti per la spada, Valentina Necci per la sciabola, Beatrice Taffelli per le categorie Under 20 e Master e Nicolò Piacentini per il settore paralimpico, mentre per lo staff fisioterapico è referente Stefano Vandini, affiancato come vice da Maurizio Iaschi. “Una squadra d’altissimo profilo – chiosa il dottor Pagliaccia – che garantisce alla nostra Federazione un’assistenza sanitaria in tutte le competizioni ufficiali in ambito internazionale e nazionale. Peculiarità di questo gruppo è l’unione tra figure di esperienza ultra-decennale e professionisti giovani, tutti accomunati dallo stesso entusiasmo. Sono colleghi e amici, vivono in un unico team insieme agli schermidori e alle delegazioni, perché il rapporto umano, la condivisione d’ogni avventura, è presupposto fondamentale per affrontare al meglio quei problemi che lo sport d’alto livello può riservare a un atleta”.