L’ultima grande vittoria della squadra di fioretto femminile, il glorioso Dream Team, in un campionato del mondo risaliva a tre anni fa. A Nimes Giovanna Trillini, Valentina Vezzali, Diana Bianchedi e Frida Scarpa avevano conquistato l’ennesimo oro di una storia che sembrava infinita. Poi, in contemporanea probabilmente non causale con la sciagurata decisione della FIE di eliminare la gara di fioretto femminile a squadre dal programma olimpico venne la sconfitta di Lisbona. E l’anno scorso quella di L’Havana. Le glorie del passato sembravano lontane. Ma per le avversarie era solo una pia illusione. Le migliori, nel fioretto, sono sempre le azzurre.
Roma – C’era una volta il Dream Team del fioretto femminile. Capace di vincere tre ori olimpici consecutivi e nove titoli mondiali in dodici anni. Una squadra che il mondo ci invidiava. Ma che negli ultimi anni sembrava persa. L’uscita di scena di Diana Bianchedi, la decisione della FIE di eliminare la gara di fioretto a squadre dal programma olimpico, il non ancora completo inserimento di alcune giovani promesse sembravano aver spezzato il filo di una storia che pareva infinita. E in molti erano pronti a recitare il de profundis.
Per fortuna, la preghiera dei morti non è stata recitata. E a New York Valentina Vezzali, Giovanna Trillini, Margherita Granbassi e la new entry Elisa Di Francisca hanno dimostrato che il Dream Team è vivo, vegeto e lotta per noi (nella foto le azzurre con lo staff del fioretto: da sinistra Giovanna Trillini, Massimo Omeri, Valentina Vezzali, Andrea Magro, Margherita Granbassi, Elisa Di Francisca e Giulio Tomassini).
Quella conquistata all’Hunter College e nella sala allestita presso il Roosevelt Hotel di Manhattan non è stata una vittoria, ma un trionfo. Basta guardare i parziali degli incontri: Italia-Francia 45-25, Italia-Ungheria 45-27, Italia-Romania 45-28. A destare impressione, a due mesi dalle Olimpiadi è stata soprattutto la condizione della Vezzali. Ma gli appassionati di scherma presenti alle gare hanno potuto riammirare in pedana anche una grande Giovanna Trillini, mentre Margherita Granbassi ha dimostrato di essere ormai di diritto nel novero delle migliori fiorettiste del mondo. Alla festa azzurra non ha partecipato in pedana la giovane Elisa Di Francisca, che però è stata dall’inizio alla fine vicina alla compagne (e ai successivi Europei di Copenhagen ha dimostrato di avere parecchie carte da giocare nel prossimo futuro anche a livello internazionale).
Ma vediamo i commenti dei protagonisti dell’impresa iridata, cominciando da Valentina Vezzali, autentica protagonista del torneo di New York: «Questo è stato un Mondiale molto particolare. Abbiamo impiegato due anni a smaltire le tossine della profonda delusione per l’esclusione del fioretto femminile a squadre dal programma olimpico. Sono contenta che a guardarci ci fosse anche il presidente della Federazione Internazionale René Roch: spero che gli sia piaciuto lo spettacolo».
Margherita Granbassi: «È la prima medaglia mondiale della mia carriera e il fatto mi dà una sensazione incredibile. Anche perché mi mancò quella di Nimes nel 2001 a causa del grave infortunio che subii pochi giorni prima dell’appuntamento mondiale».
Giovanna Trillini: «Questa medaglia l’aspettavamo da due anni. Ci mancava. Certo non è l’Olimpiade, ma è un Mondiale che vale. Eccome se vale».
Il Presidente federale Antonio Di Blasi osserva: «Hanno cacciato il fioretto femminile a squadre dalle Olimpiadi e qui ha dimostrato di essere la specialità numero uno nel mondo ed anche altamente spettacolare. Spero che per Pechino 2008 qualcuno si ravveda».
La parola, infine, al Commissario d’Arma Andrea Magro: «Questo successo ripaga le atlete, i maestri e tutto lo staff che duramente hanno lavorato per rientrare in possesso di questo titolo iridato che ci era sfuggito nel 2002 e nel 2003, cioè proprio nel periodo successivo alla notizia dell’esclusione olimpica, con il peso e con tutti i comprensibili riflessi di natura psicologica.
Rendo onore alla incredibile performance della grande Valentina Vezzali – per la quale non ci sono più aggettivi adeguati – e alla bravura di Giovanna Trillini che avevo lasciato fuori dalla gara a squadre durante la stagione per dare il giusto spazio alle nuove leve ma che ho reinserito al momento giusto perché credo che un Campionato del Mondo sia un risultato da acquisire nel palmares e perché la stagione di Giovanna meritava la chance di vederla protagonista anche di questo Mondiale. Ne sono conferma le lacrime che Giovanna ha versato sul podio, che mi arricchiscono come Commissario d’Arma e come uomo, che mi ripagano anche di qualche brusio poco rispettoso.
Onore anche a Margherita Granbassi che ha ottenuto il suo primo oro nel mondiale a squadre da protagonista e che corona con questo risultato una stagione superlativa in cui è stata sette volte finalista in Coppa del Mondo ed ora componente della spedizione italiana per il sogno olimpico.
Complimenti vivissimi ad Elisa Di Francisca soprattutto perché ha deciso di essere onesta con se stessa decidendo di allenarsi come può e come deve fare un professionista, giusto in tempo per non gettare via una carriera che le potrà regalare grandi soddisfazioni. Ho ammirato il suo modo di vivere il ruolo di numero 4, con grande partecipazione e attenzione fino ad avere i crampi allo stomaco, e rendo merito alla sua stagione che l’ha vista tre volte finalista in Coppa del Mondo.
La gioia per questa vittoria mondiale – in cui il Dream Team non ha avuto rivali fra tutte le Nazioni più forti, tutte schierate con le squadre A – ci fa un po’ dimenticare il rammarico per l’esclusione del torneo olimpico».