Milano, luglio 2023. È bello pensare che tutto sia (ri)cominciato da lì. Da una giornata di qualificazioni “qualunque” al Mondiale, e però con la tribuna del MiCo già piena. Solo per lei. “C’è Arianna”, diceva la gente che vive di scherma. E così pure chi la scherma poco la conosceva, ma c’era, finiva per ripetere quella frase. Eh sì, c’era Ary Errigo che iniziava il suo Campionato del Mondo dai gironi, come non le capitava da quand’era la ragazzina promettente del fioretto italiano. Quando l’ultima volta? Mica se lo ricordava…
Sacrificio accettato col sorriso sull’altare d’un anno di stop per maternità, che per la campionessa significava “uscire dalle prime 16 del ranking”, e per la donna provare la gioia più grande che la vita sappia regalare: diventare mamma. E siccome campionessa, donna e madre son la stessa persona, avanti con la sfida che Arianna ha coltivato fin dalla prima ecografia. “Quel Mondiale a venti minuti da casa…”.
Un sogno cullato vivendo il brivido, ma pure la bellezza, dell’ignoto che diventa avventura. Il pancione che cresceva insieme al desiderio: “Posso farcela. Ce la farò”. Ogni “se” e ogni “ma” ascoltato lungo quella strada vissuto come uno stimolo. Li ringrazierà, Arianna, tutti quelli che dicevano – o almeno le facevano capire che lo pensavano – che non ce l’avrebbe fatta. Perché la dimensione d’una campionessa è superare se stessa, mica solo le avversarie.
Ci ha creduto, Ary. Ci è arrivata. Con la fondamentale fiducia del CT Stefano Cerioni, con l’impareggiabile supporto della sua famiglia, con l’affetto genuino dei suoi compagni pronti a improvvisarsi a turno zio e zia all’occorrenza. Ripartendo da quel girone di Milano. Da quell’en-plein di vittorie che le dava ben presto, nel tabellone, già all’ottavo di finale, l’incrocio contro la stella francese Thibus. “Meglio affrontarla subito. Così non sono troppo stanca”. Sorridente, leggera, inequivocabile.
Ha vinto l’argento individuale a Milano, salendo su un podio magico e tutto azzurro, raccontando d’essersi divertita. È il più semplice e invincibile dei segreti d’una personalissima storia che non s’è stancata di riaggiornare. Quel giorno – ché quando ci si mette il destino si diverte – mancava un anno esatto al via dei Giochi Olimpici di Parigi. E però Arianna preferisce guardare una cosa per volta, e intanto c’era da vincere l’oro a squadre: detto, fatto, con i suoi bimbi Stefano e Mirea a pochi passi, loro che già a quattro mesi di vita, tra mamma campionessa e papà maestro (Luca Simoncelli), avevano sentito più battute di ferro che “ninna-nanna”. Perché le imprese grandi si fanno “giocando di squadra”, e quella di Ary è forte. Proprio come lei.
Mamma Arianna, o l’atleta azzurra e dell’Arma dei Carabinieri Errigo, ch’è sempre la stessa persona, ha costruito il suo successo, anzi, la sua sfida in continuo divenire, tassello dopo tassello, affidandosi agli altri quando occorre, facendo di testa sua se necessario, programmando tanto ma pure improvvisando non meno. Ripartendo da lì. Da Milano. Dove per la prima volta ha dormito senza i suoi piccoli, e diavolo quanto le mancavano! E però ha dormito per una notte intera. Quello sì, prima d’una gara, d’un Mondiale, le avrà fatto comodo.
Soluzioni semplici d’una quotidianità complessa, ma bellissima, che Ary in questo anno non ha mai smesso di raccontare senza filtri, nell’autenticità d’una testimonianza che mescola impegno, sacrifici e meraviglia. Tutt’insieme. Maternità e sport, lungo un cammino in cui ha scelto di tirare avanti dritto per dritto, destinazione Parigi. “Da vivere come un obiettivo. Non un’ossessione”. Già, lavorando per il viaggio ma senza il tarlo della meta. È pensandola così che, un giorno d’aprile, senza averci mai neppure “fatto il pensiero”, Arianna ha capito che le sarebbe toccato l’onore più grande: essere Portabandiera, la nomina conferitale oggi dal Presidente del CONI Giovanni Malagò, ai Giochi Olimpici di Parigi 2024.
“Un’emozione infinita”, per lei e per tutta la scherma italiana che ne è orgogliosa.
Sarà lì, insieme a Gimbo Tamberi, a sventolare il Tricolore simbolo d’un sogno che va oltre lo sport, perché quello olimpico è il sogno d’un Paese interno.
Accadrà il 26 luglio. Esattamente un anno dopo quell’argento mondiale a Milano.
È proprio bello pensare che tutto sia (ri)cominciato da lì…