ROMA – Capita che nell’anno della tua consacrazione tutti i piani che avevi costruito dopo anni di lavoro vadano in fumo. Capita che una pandemia metta un freno al tuo sogno olimpico e capita anche che tu finisca per lasciare i tuoi maestri storici, quelli che ti hanno accolta in palestra la prima volta e con i quali hai compiuto i primi passi. Capita che tu, friulana doc, decida di trasferirti al sud in quel di Foggia e, da lì, ricominciare.
È successo ed è successo a Michela Battiston, ma quando i punti di riferimento sembravano mancare, lì è arrivata la gioia di una vita con la chiamata per Tokyo.
Il percorso di Michela è stato costante, fatto di piccoli traguardi alla volta, di conquiste ottenute imparando sempre di più e “rubando” giorno per giorno alle compagne più grandi. La scherma è stata un amore a prima vista, da quel primo giorno alla Gemina Scherma, quando i maestri l’hanno guardata e, senza pensarci due volte, le hanno detto “buongiorno sciaboletta”. Loro prima di chiunque altro avevano visto in lei quella scintilla, evidentemente innata, e lei ne ha seguito l’istinto scegliendo quell’arma a occhi chiusi e non lasciandola mai più.
Ad oggi l’esperienza più bella della vita sportiva per Michela sono state le Universiadi a Napoli nel 2019, dove ha vinto la medaglia di bronzo individuale e l’oro a squadre, ma la verità è che il meglio per lei deve ancora venire e la voglia è quella di migliorarsi ancora. Le aspettative sono alte per lei che è entrata in Nazionale da poco, ma si è già ritagliata il suo spazio tanto da rientrare nel quartetto che partirà per il Giappone. L’entusiasmo si mescola alla paura, ma se dovessero arrivare momenti di sconforto le basterà pensare al suo idolo rossonero Ibrahimovic e, come lui, non mollare mai.