Storie di Iksan – Leo ed Ema, la Via Emilia porta in Corea…

Questo articolo è offerto da:

Questo articolo è offerto da:

Storie di Iksan – Leo ed Ema, la Via Emilia porta in Corea…

La Via Emilia porta in Corea. Perché l’argento e il bronzo del sabato di Iksan arrivano da lì, in punta di fioretto, e hanno i volti felici di Leo ed Emanuele, che un po’ di tempo ce lo mettono a smaltire il solito (cattivo) pensiero schermistico dell’oro mancato, e però apprezzano sino in fondo il valore del podio su cui si consolidano. Per ragioni diverse.

Leo inizia con la tensione che gli si legge stampata in faccia. Il viaggio, la classificazione, la spada non andata come voleva: spiegherà tutto, puntuale, dettagliato, genuino come sempre, a competizione finita. Sente questa gara così tanto sua che rischia di farsela sfuggire di mano, e però – siccome è impossibile non volergli bene – non c’è persona che gli passi accanto che non glielo ricordi, prima che il girone cominci, che in pedana serve il vero Leo. Mica la corda di violino che si sta preparando…
Lui ascolta tutti. Lì per lì non risponde a nessuno. E però capisce in pieno il senso, e il valore, di quei messaggi distensivi. E li fa suoi. In fondo, d’accordo l’ansia d’un Mondiale, ma sta semplicemente andando a fare la cosa più bella del mondo: tirare di scherma. Funziona. Si diverte e diverte. Adesso sì. È il solito Leo. Vincente, fino alla finale persa contro un avversario che oggi ne ha di più. Ma è un argento vinto. Prezioso, meritato, e festeggiato con l’abbraccio della sua Squadra.

Ema, invece, per la sua medaglia sceglie la strada più lunga e complessa. O meglio, è lì che si ritrova dopo un ottavo di finale perso e un’infinita serie di ripescaggi davanti, con la suggestione d’un bronzo che vale tantissimo, in una gara piena di campioni. Da campione qual è, a sua volta, li vince tutti quegli assalti che sono il calvario obbligato per chi ha sbagliato percorso e deve riprendere la direzione giusta. Poi, arrivato sulla soglia del podio, il destino si diverte e gli mette davanti Matteo, amico e compagno di squadra di lunghissima data, prima che avversario, un altro di quei (grandi) campioni di cui sopra… Stavolta – perché l’alternanza negli “scontri diretti” tra loro è da derby del calcio senza veri padroni – vince Ema, che si prende il bronzo che gli mancò a Parigi, dove invece Matteo fu argento.
Eppure, inutile parlargli di “risarcimento”, per quella medaglia sfumata alle Paralimpiadi. Ema vi risponderà così: “Le gare si possono vincere o perdere, si può arrivar primi, secondi, terzi, quarti, ultimi… Ma io faccio ciò che mi piace, ed è per questo che, qualsiasi risultato arrivi, m’impegno sempre di più, dando tutto me stesso per provare a fare sempre meglio”.

Anche lui, come Leo, sa di fare la cosa più bella del mondo…

Ti piace, condividilo!

ULTIMI AGGIORNAMENTI CORRELATI

keyboard_arrow_up