Storie di Wuxi – E se manca la medaglia? È già cominciato il prossimo sogno…

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Storie di Wuxi – E se manca la medaglia? È già cominciato il prossimo sogno…

Si dice Wusci, assicurano qui. Non WucsiWuscì con l’accento sulla “i”. Pare da qualche parte si pronunci pure Wussi, senza la “sh” ma con la doppia “s” che fischia, e però a starci troppo dietro si rischia di sentirsi un po’ come in “Io speriamo che me la cavo”, bel film di Lina Wertmuller – da un libro di Marcello D’Orta – in cui gli allievi d’una elementare “difficile” rimproveravano al maestro Sperelli – Paolo Villaggio – la sua pronuncia del nome della scuola: “Ma quale De Amìcis, alla De Àmicis…”.
Wuxi, scritto come si deve e pronunciato come vi pare, sede d’un Mondiale Giovani e Cadetti che la Cina organizza conciliando praticità (cento pedane in tutto, più o meno?!) ad effetti speciali (per le finali), è meta d’un sogno raggiunto per 40 azzurrini. E, al tempo stesso, punto di partenza d’un altro (sogno), chiamato medaglia, da coronare.

Ogni medaglia ha una storia, e però non è che quelle di chi non è riuscito a portarle a casa siano storie di serie B. Anzi…
Premessa, così, tanto per capire dove siamo: se porti “ITA” scritto sulle spalle spesso arrivarci, a disputare un Mondiale giovanile (come tra gli Assoluti), è quasi più difficile che andare a podio. Si chiama concorrenza al rialzo, e dalle nostre parti – fortuna, e che lo sia per sempre! – tocca vette importanti.

Insomma, che già esserci sia un vanto, un onore, ma soprattutto una conquista, non è peana a De Coubertin né retorica di facciata. È semplicemente – e, se vi va, pure dannatamente – vero. Una foto della realtà.

E allora come fai a non dire “brave” alle ragazze della sciabola?! Mariella ci va ad un passo due volte, prima nell’individuale e poi con la squadra. Le mancano poche stoccate per star lì dove meriterebbe. Tra lacrime e sorrisi dirà che chiude l’Under 20 senza medaglie individuali al Mondiale, e sarà un motivo in più per (ri)prendersi tutto quel che saprà ottenere tra le più grandi. Vale lo stesso per le sue compagne di team, Gaia, Betta e Vittoria, sconfitte nella prova a squadre dall’America che solo contro di loro ha avuto veramente paura di non farcela. Consolazione? No, fatti. Gli stessi mostrati dai cadetti dell’arma che apre le danze in Cina, Christian e Andrea, Vittoria e Francesca, così come “l’altra” Vittoria citata prima, che da Under 17 gareggia pure tra i Giovani, e – riprendendo il discorso di prima, di quant’è dura arrivarci sulle pedane iridate – evidentemente qualcosa vorrà dire…

Nel fioretto tornano in cinque senza la medaglia in valigia. Tutti Under 17, seri, appassionati, innamorati di questo sport, che nel futuro hanno il loro miglior alleato. Giorgina ci va vicinissima, e il rimpianto di non esser salita sul podio dev’esser uguale all’orgoglio d’esserci arrivata – come si dice – “ai piedi”. Un passo più indietro si ferma Emanuele, da applausi lo stesso. E poi ci sono Alessandra, Sofia e Nicolò, tutti al loro primo Mondiale, emozionatissimi, in diritto e in dovere d’ambire a farne altri ancora. E già al lavoro per questo…

Chiudono le spadiste. Allegra nell’individuale stringe l’anima tra i denti e la spada in una mano mancina che le fa malissimo, combattendo fino all’ultima stoccata. È senza medaglia ma piena d’onore. Pure Giulietta, Eleonora e Benedetta danno tutto, purtroppo stavolta non basta, ma vederle dopo l’eliminazione nella prova a squadre abbracciate, occhi lucidi e testa altissima, ridà un senso alla bellezza d’esser qui pure quando non si vince.
Maria Roberta, Carola, Ludovica, Riccardo e Francesco sono gli ultimi cadetti che sfilano a Wuxi, pure per loro il sogno del podio è rinviato, ma dove non c’è medaglia in valigia (ri)portano indietro esperienza, vissuto, emozioni preziose provate e regalate.

Le “storie di non medaglie” hanno in comune le lacrime. Quasi nessuno le trattiene, chi con più discrezione, chi prendendosi il diritto – ché tale va considerato – di sfogare quel che per un po’ ti dà male all’anima, e quindi non si può né si deve tener dentro per forza. Guai a sacrificare l’autentico sull’altare del “non si fa”. E poi le lacrime di questi ragazzi durano il tempo che serve.
Loro, studenti-atleti, giovanissimi e già stacanovisti-giramondo, i tempi sono abituati a ottimizzarli. Ché c’hanno un sacco di cose da fare. I loro CT, maestri, l’intero staff che a Wuxi ha in Valentina – leggenda della scherma – la Capo delegazione, pure questi momenti dei propri ragazzi sanno gestirli come fanno quando sono in pedana o in allenamento.
Serve solo dargli tempo. Lasciargli il diritto allo sfogo che porta con sé l’umanissimo dispiacere d’un sogno infranto. Ché tanto lo sanno, “gli adulti” del team, che tempo qualche minuto e i ragazzi torneranno da loro. Senza medaglia – eh vabbè – ma pronti ad analizzare cos’è mancato, e soprattutto a stare tutt’insieme. A far gruppo. A tifare per i compagni rimasti in gara. A esser squadra. A sorridere. E a pensare ch’è già tempo di ricominciare. Avanti con il prossimo sogno…

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