“Il tumore, il coraggio e la pedana”. Il valore del Nastro Rosa della scherma italiana raccontato da Francescamaria Facioni, ex fiorettista azzurra e testimonial del progetto

  1. Home
  2. Top News
  3. “Il tumore, il coraggio e la pedana”. Il valore del Nastro Rosa della scherma italiana raccontato da Francescamaria Facioni, ex fiorettista azzurra e testimonial del progetto

Questo articolo è offerto da:

Questo articolo è offerto da:

“Il tumore, il coraggio e la pedana”. Il valore del Nastro Rosa della scherma italiana raccontato da Francescamaria Facioni, ex fiorettista azzurra e testimonial del progetto

di Francescamaria Facioni*

È il 4 aprile del 2020, mi chiamo Francescamaria, ho 41 anni e la mia amica anatomopatologa ha appena bussato alla mia porta di casa per dirmi che ho un tumore maligno al seno. In realtà non ha parlato ma gliel’ho letto negli occhi. È l’anno del COVID 19, porta la mascherina, ma i suoi occhi parlano da soli. Ci scambiamo uno sguardo intenso, percepisco che è più consapevole di me di quello che ho e che dovrò affrontare. Riesco solo ad abbracciare mio marito e padre dei miei due bambini di 4 e 8 anni. La mia mente è offuscata, ancora incredula. Come poteva succedere a me, ex atleta della nazionale di scherma, fisico atletico, vita sana, mamma che ha allattato due figli entrambi per quasi due anni (dicono che sia un repellente per il tumore al seno). Non poteva succedere a me e invece eccomi qua a raccontare l’assalto con l’avversario più difficile mai incontrato ma come dicono “finché la racconti va bene”.

Nei giorni seguenti la brutta notizia, la paura non mi ha mai abbandonata. Già mi ero proiettata ad abbandonare i miei figli, non vederli crescere, pensare alle conseguenze sulla loro crescita senza la propria mamma. Piangevo, avevo paura di non farcela, di soffrire, avevo paura di morire.

I miei 27 anni da schermitrice, però, mi avevano insegnato ad affrontare con coraggio le paure, a rialzarmi dopo una sconfitta, a tirare fuori la forza per affrontare un nuovo avversario. Questa è stata la mia forza. La scherma è stata la mia forza.
Una volta capito, che non sarei morta sono entrata in modalità agonista, ho tirato giù la maschera e ho affrontato questo avversario sconosciuto con coraggio e determinazione. La paura si è trasformata in voglia di combattere.
Inizia così il mio percorso oncologico, chemioterapia, intervento, radioterapie, terapie farmacologiche.

La ripresa è lenta, le medicazioni dolorose, le notti insonni. Il mio braccio destro, il predominante, che aveva subito la linfoadenectomia, non ne voleva sapere di muoversi, alzarsi, allungarsi e cominciavo così ad utilizzare quello opposto, stavo diventando mancina, per potermi sentire utile dentro casa, non essere un peso.
Mi rendo conto di aver bisogno mentalmente di qualcosa che mi distragga da tutto questo, una comfort zone, come la chiamano ora. La mente non esita, la mia comfort zone non può che essere sulle pedane di scherma.
E proprio grazie a lei, piano piano, ricomincio ad usare il braccio destro.

“Tornerai a fare quello che facevi prima” mi dicevano e io sono tornata a fare scherma, da atleta e da insegnante.
La scherma è una grande famiglia e ancora una volta mi ha dimostrato che di lei posso fidarmi. Poi il destino ha avvicinato me e mio marito alla scherma adattata.
Volevo dare il mio contributo e far vedere che si può tornare alla vita di tutti i giorni, con il sorriso e la voglia di vivere.

Le signore che ho avuto la fortuna di conoscere e di allenare mi hanno dato tanto, ripetevano spesso che avevo dato loro un grande supporto ma se dovessi mettere sul piatto della bilancia quello che ho trasmesso io loro e viceversa vincerebbero nettamente loro. Si scherza, ci si confronta, ci si aiuta, si parla di terapie, di medicinali, di sogni, di progetti, di cose brutte e di cose belle. Le loro storie, la loro forza, la loro determinazione, i loro sorrisi e le loro risate, sono state per me un supporto enorme, che mi ha aiutata ad affrontare tutto con ancora più determinazione. Quindi la scherma fa bene, fa bene al corpo e fa bene alla mente e concludo citando la frase di un libro che mi è stato proprio regalato da una signora del Nastro Rosa: “qualsiasi cosa vi accade, è già accaduta ma l’interrogativo importante è: come vi comporterete?”.
In altri termini, e ora? Ora, è il momento di tirare giù la maschera e impugnare tutte le armi per affrontare con forza e coraggio qualsiasi avversario.

*tratto dall’intervento della testimonial del progetto “Nastro Rosa”
alla Camera dei Deputati, in occasione del convegno
“Stoccate Sociali” del 17 novembre 2023

 

 

 

Ti piace, condividilo!

ULTIMI AGGIORNAMENTI CORRELATI