L’ultima puntata delle Power Rangers ha gli effetti speciali d’un Mondiale d’argento. D’abbracci e sorrisi. Qualche lacrima, eh sì, pure quelle, ché dopo una finale per l’oro non vinta in fondo dovrebbero essere un “diritto”, e però son sole due gocce, perse in un oceano di felicità.
Eccole, sempre spalla a spalla, le azzurrine del fioretto femminile Under 20. A Plovdiv sono le ragazze del 2003, “annata ricca” per la scherma giovanile italiana d’una specialità ch’è storicamente “ricca” a sua volta. Giulia e Carlotta, Aurora e Matilde, le Power Rangers, in Bulgaria ci arrivano da campionesse d’Europa in carica, dopo una stagione da protagoniste indiscusse in Coppa del Mondo. Perché sono brave, certo. E perché sono una squadra, soprattutto. Il CT Cerioni e i maestri del suo staff, che le hanno seguite dall’alba del loro percorso, gliel’hanno spiegato: chiunque è in grado di disputare l’assalto più importante, chiunque può partire o finire in panchina. Le ragazze lo sanno. Ed è così che arrivano in fondo. Caricandosi, esaltandosi, risollevandosi, aiutandosi. Sempre. Perché la scherma te lo insegna: la solitudine in pedana è un effetto ottico, se sai che dietro c’è una squadra, macché “una”, la tua squadra, che ti guarda le spalle.
L’Italia delle Giovani fiorettiste è un quartetto che vive a colori. Ché è così che sono nate le Power Rangers. “Siamo un po’ matte. Eppure tutte diverse”. Avversarie “abituali” dai tempi del GPG, Giulia e Carlotta. E amiche per la pelle. Come avversarie ormai ricorrenti son diventate Aurora e Matilde, che in gara – individuale – se le suonano di santa ragione, e poi alla fine s’abbracciano. E si ritrovano lì, tutte e quattro insieme. “Siamo amiche, prima che compagne. Ed è per questo che vincere una medaglia in squadra ha un sapore speciale”.
L’hanno voluta maledettamente, oggi. Azzannando la giornata più importante. Con l’entusiasmo della gioventù. E però pure (già) con la lucidità delle veterane nella gestione dei momenti complessi, quelli in cui sarebbe bastato un attimo per veder frantumare il sogno. Invece no. L’hanno tenuto stretto in ogni loro abbraccio, prima, durante e dopo ogni assalto. Fino alla finale, persa, e nello sport capita, ma vissuta a testa alta. Ché si può (e si deve) esser squadra anche della sconfitta.
Suona l’inno statunitense, d’accordo, ma i sorrisi d’argento di Giulia, Aurora, Matilde e Carlotta brillano sul podio come le loro medaglie. Niente più lacrime. C’è una gioia da “postare”, prima, e soprattutto da festeggiare, subito dopo.
Con un’ultima, umanissima, nota di malinconia. “Quest’anno usciamo dall’Under 20. È la nostra ultima gara insieme”. Eppure, con un (sopran)nome del genere, non è mica da escludere che “la serie” possa continuare. Mettiamola così, Power Rangers, per ora è solo un “arrivederci”…